La Cardiologia del San Bortolo è tra i pochi centri ad avere impiantato questi dispositivi su pazienti con protesi valvolari o trapiantati di cuore, aprendo così nuovi scenari nel trattamento delle aritmie nei soggetti ad alto rischio.
La Cardiologia di Vicenza si conferma sempre più all’avanguardia nell’Elettrofisiologia e in particolare nell’utilizzo dei pacemaker senza fili: recentemente, infatti, il San Bortolo è uno dei pochi centri ad avere impiantato questa tipologia di dispositivo salvavita su alcune categorie di pazienti particolarmente a rischio, in quanto già sottoposti ad una procedura di sostituzione della valvola cardiaca oppure ad un trapianto di cuore.
A spiegare queste metodiche innovative, una volta superato con successo il primo periodo di follow up dei pazienti, è il dott. Giovanni Morani, direttore dell’U.O.C. di Cardiologia del San Bortolo: «Con l’aumentare dell’esperienza nell’applicazione dei dispositivi di nuova generazione senza fili, si sono aperti nuovi campi di applicazione che fino a pochi anni fa erano considerati proibitivi. Una delle novità più importanti riguarda la possibilità di applicazione sui pazienti cardiochirurgici, in particolare quelli portatori di una protesi alla valvola tricuspide che ad un certo punto manifestano un disturbo del ritmo cardiaco. In questi casi, l’inserimento di un pacemaker tradizionale, con i fili che attraverserebbero la protesi valvolare, è sconsigliato perchè potrebbe comprometterne il funzionamento, creando un’insufficienza cardiaca, e aumenterebbe il già alto rischio infettivo. In questi casi, quindi, il pacemaker senza fili si colloca come soluzione ideale in questo contesto, sia per l’assenza dei fili, sia perché elimina il rischio di infezione. Da qui la scelta di applicare un pacemaker senza fili in tre pazienti che erano stati sottoposti in precedenza ad una sostituzione della valvola tricuspide con una protesi biologica».
Il delicato intervento consiste nel far passare il sistema di rilascio attraverso la valvola protesica e quindi posizionare la capsula del pacemaker all’interno del ventricolo destro, garantendo così il perfetto funzionamento sia del pacemaker sia della valvola.
Un’altra applicazione fortemente innovativa, eseguita recentemente al San Bortolo, riguarda i pazienti che hanno subito un trapianto di cuore. Questi infatti, a causa della terapia di immunosoppressione a cui sono sottoposti, sono particolarmente vulnerabili alle infezioni: il pacemaker senza fili, eliminando il rischio infettivo legato ai cateteri, rappresenta dunque l’opzione tecnica più indicata. Anche in questo caso l’intervento è stato portato a termine con successo, già nel mese di luglio, e il paziente sta bene.
«Il lavoro svolto dalla Cardiologia di Vicenza rappresenta un motivo di grande orgoglio per tutta l’Azienda – sottolinea il Direttore Generale dell’Ulss 8 Berica Patrizia Simionato -. L’impiego dei pacemaker senza fili in casi clinici così delicati conferma la capacità del San Bortolo di offrire ai pazienti le soluzioni più avanzate disponibili oggi in ambito internazionale, coniugando sicurezza, innovazione e qualità delle cure. Nel caso specifico, questa metodica va integrarsi perfettamente con l’attività di eccellenza della Cardiochirurgia di Vicenza, diretta dal dott. Loris Salvador, che è un punto di riferimento proprio per la riparazione e sostituzione delle valvole cardiache, con la possibilità dunque d’ora in avanti di assistere al meglio i pazienti operati a Vicenza anche nel caso in cui dovessero manifestare in futuro la necessità di un pacemaker. Il risultato ottenuto dall’équipe del dottor Morani dimostra quanto sia fondamentale continuare a investire in tecnologie d’avanguardia e nella crescita delle competenze professionali».
«L’introduzione di queste procedure avanzate all’ospedale di Vicenza – conclude il dott. Morani – si inserisce in un percorso di continua innovazione che ha già reso il nostro centro un punto di riferimento per la terapia percutanea della stenosi aortica (TAVI), per il trattamento della fibrillazione atriale e ora anche per il pacemaker leadless (senza fili, ndr.)».
NOTA:
Come noto il pacemaker è un piccolo dispositivo elettronico che viene impiantato sottopelle per aiutare il cuore a battere regolarmente, inviando impulsi elettrici quando il ritmo è troppo lento: serve a correggere i disturbi del ritmo cardiaco e a migliorare la circolazione del sangue. Generalmente è composto da un corpo centrale e alcuni fili (elettrocateteri) che collegano il generatore di impulsi al cuore e servono a trasmettere gli impulsi elettrici necessari a farlo battere regolarmente e a rilevare l’attività cardiaca spontanea. I pacemaker senza fili si presentano invece come una capsula che contiene già al proprio interno tutto il necessario: il sistema per generale l’impulso elettrico, il software per gestire il dispositivo e una micro batteria che una durata generalmente di 15 anni. Rispetto ai modelli tradizionali, i pacemaker senza fili presentano alcuni vantaggi: innanzitutto non vi è il rischio a lungo termine di una rottura dei fili, perché questi non ci sono ovviamente, e soprattutto non vi è il rischio di infezione (una delle problematiche più temibili nei pacemaker tradizionali) in quanto vengono gradualmente ricoperti dal tessuto cardiaco. Infine vi è anche un beneficio significativo di natura estetica e psicologica: non essendoci un’incisione per creare la tasca sottocutanea del dispositivo tradizionale, non rimane alcun segno visibile dell’intervento.